ARMONIE D’ARTE A CASTELNUOVO DI PORTO

Credo che il nome di questa esposizione realizzata nella splendida cornice della restaurata Rocca Colonna di Castelnuovo di Porto sia un titolo assolutamente indovinato e che, già da solo sintetizza quello che è un vero e proprio percorso emozionale.

Si tratta dei bronzi del maestro colombiano Fanor Hernàndez che ho avuto il privilegio di poter ammirare alla inaugurazione che si è tenuta il primo dicembre del 2017, insieme a un nutrito  gruppo di invitati. Non posso negare di essere stato sorpreso e, piacevolmente affascinato, da una operazione culturale che è riuscita a mettere in stretta relazione gli ambienti del palazzo cinquecentesco aggrappato allo sperone di roccia che domina le valli e le colline che declinano fino alla valle del Tevere e i suggestivi bronzi.

Le opere, non sono descritte, non sono spiegate come avviene nelle solite mostre a cui siamo abituati, l’arte, le sculture che si fanno messaggere di se stesse in un allestimento che si percepisce come sia stato complicato realizzarlo e che pure si mostra al visitatore con una leggerezza che conquista l’animo lasciandovi perplessi se siano gli ambienti della Rocca a valorizzare i bronzi o quest’ultimi a valorizzare la Rocca, creando un connubio tra arte del passato e arte del presente che non vi lascerà indifferenti. Un’armonia che vi entrerà nell’animo soprattutto se, come è accaduto a me, visiterete questa esposizione nel pomeriggio verso l’imbrunire quando le luci all’esterno si mischiano con le molli meduse della notte e i bronzi spientemente illuminati acquistano tutto il loro vigore.

Salendo dal borgo medioevale nato attorno alla Rocca per le ripide scale verrete accolti da una grande opera bronzea eppure slanciata e gettata verso l’alto con una nota di felice gioia tanto da far sembrare leggera qualcosa ch invece deve pesare parecchio. Un uomo nel gesto di elevare una donna che a sua volta eleva nell’alto un bambino, il figlio.

Il senso stesso primordiale della vita, se siete credenti la perfetta trinità se come me siete laici, la base sulla quale poggia la nostra esistenza e la possibilità di diventare immortali che questo sono per noi figli e da loro i nipoti e cosi via dicendo. La nostra immortalità. Perché l’arte nel sua massima esplosione è universale e parla a chiunque abbia la voglia di ascoltarla. La Fonte della Vita il titolo dell’opera, l’unico che vi dirò, che si manifesta senza alcun bisogno di spiegazione come poi dovrebbe essere l’arte anche con il rischio di non comprenderla perché se un’opera non vi dice nulla nessuna spiegazione vi farà mai cambiare idea. Significa che non vi ha colpito come invece avrebbe dovuto.

Le opere del maestro colombiano vi appariranno come una magnifica pietà dietro le sbarre  nella meravigliosa culla di affreschi che si perdono nel tempo in una immagine che da sola vi lascerà senza fiato nel suo semplice manifestarsi di fronte al vostro sguardo come se fosse stata realizzata proprio per quel contesto, come se quel bronzo fosse sempre stato li e non altrove ed ancora, altrove ed ancora….altrove.

Siamo nella Cappella di San Silvestro in Castello, siamo nel XiV secolo e questo piccolo gioiello a sua volta meriterebbe un  discorso a parte che, in realtà qui le esposizioni sono due, quindi se venite armatevi di tempo e pazienza per godere d’ogni momento che a voi si svela.

Il bagliore d’un drappo rosso colto con la coda dell’occhio ed ecco l’intensità di un Cristo che epifanico appare in un’altra stanza. E’ un Cristo scomposto che risalta nel suo sfondo sanguigno di questo allestimento dove nulla in realtà è lasciato al caso, alla improvvisazione. Si tratta di opere realizzate con la tecnica della cera persa, il che significa che prima di diventare questo metallo arcaico che è il bronzo, le opere che ammiriamo sono prima state realizzate nella morbida e malleabile cera, una tecnica che attraverso una serie di workshop tematici che si terranno all’interno della Rocca offrirà anche l’opportunità  di toccare con mano questa tecnica di fusione e di grande espressione artistica anche se, purtroppo per noi adulti, questa attività che durerà per tutto il periodo della mostra sarà destinata soprattutto alle scuole del territorio.

Ma è solo una attimo di distrazione che un’altra scultura si affaccia al ballatoio interno nella sua bronzea nudità incorniciata da altri affreschi che sembrano riportati ad una nuova e più intensa vita. Siamo nella Sala Pinta che un tempo era una loggia con due aperte arcate il cui tracciato dall’esterno è ancora visibile essendo stato chiuso per motivi che ignoriamo.

Siamo nel 1568 e gli affreschi e gli stucchi sono attribuiti alla bottega di Federico Zuccari ed ecco che già non sai più se perderti nell’imponente bronzo che s’affaccia e ti volge le spalle guardando gli altri ospiti salire le scale oppure affondare lo sguardo nell’arrivo di Enea, nella battaglia di Benevento e Zama ma è ancora un’altra storia, anche questa tutta da raccontare visto che la Rocca Colonna torna fruibile al pubblico e, la sala Pinta è un’opera di prim’ordine che merita un discorso a parte.

Poi la sala delle foglie secche sparse attorno ai bronzi che elegantemente si mostrano e disegni, bozzetti, quadri e porte e corridoi che si fanno cornice di questi bronzi spesso leggeri come un sospiro e altre nudità ancora in questo piccolo borgo medioevale che comincia a riacquistare una gloria perduta nel tempo.

Castelnuovo di Porto dispone di un ampio parcheggio salendo dalla Tiberina oppure scendendo dalla Flaminia, il che lo fa ancora più appetibile per una vostra visita durante uno dei fine settimana fino al 25 febbraio 2018. L’ingresso è libero e l’orario è il Sabato e la Domenica dalle 10:00 alle 20:00 e l’esposizione sarà aperta anche l’8 dicembre. Insomma non avete nessun motivo credibile per non venirla a vedere.

Immagini di Enrico Maria Armellino

 

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Un commento su “ARMONIE D’ARTE A CASTELNUOVO DI PORTO

  1. Articolo estremamente coinvolgente, capace di condurti per mano in un lento e fulmineo vortice dove ogni passo è fermo nell’eterno e nell’eterno evolve inaspettato. Davvero entusiasmante! Immagini che sono forse la terza espressione di questa mostra, dopo la rocca e oltre le sculture… le immagini di entrambe colte da angolature e colorate di luci che solo una grande sensibilità può rapire nello scatto. Complimenti! Meraviglioso!

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